Intervista Gianluca “GL†Perotti (Mortado)
In attesa dell’uscita del nuovo album dei Mortado, “Rupert The King”, abbiamo incontrato Gianluca “GL” Perotti ex-frontman degli Extrema, pronto per questa nuova avventura.
Ciao GL, e grazie per averci dato l’opportunità di fare questa chiacchierata.
Grazie a voi per aver accettato l’invito.
“Mortado” è il tuo nuovo progetto musicale, come è stato scelto il nome della band?
Mortado è un nome che ho in mente da almeno trent’ anni, sono sempre stato un accanito lettore di fumetti, per un periodo ho letto tantissimo Tex e su un numero c’era questo mago di nome Mortado, così ho deciso di utilizzare questo nome per la band. Sfortuna vuole, però, che ci sia un’altra band messicana con questo moniker… io ero disposto anche a cambiare nome e ho quasi litigato con Manuel Togni, ma ci piaceva e alla fine lo abbiamo mantenuto.
Anche la cover dell’album si ispira molto alla visionaria arte del fumetto?
Esattamente. La copertina la volevo old school e l’autore è Patrick Piazzalunga, un disegnatore che lavora per la Bonelli Editore; ha esordito da poco con un suo lavoro e ha veramente una grande mano. Volevamo già collaborare ai tempi di “The Seed of Foolishness”, ma la cosa non andò a buon fine. Prima di contattare lui tramite Facebook, mi ero rivolto ad altri disegnatori, di cui ho conservato i lavori e sono presenti all’interno dell’album, ma la scelta della copertina è ricaduta su di lui.
Thrash old school è anche il marchio di fabbrica di “Rupert The King”, ma chi è veramente “Rupert The King”?
Io sono innamorato del thrash metal da quando ascoltai per la prima volta “Phantom Lord “ dei Metallica, e ho riversato in quest’album tutta la mia passione per questo genere musicale: questo era il mio obiettivo. Fai conto che tutti i brani dell’album hanno come minimo quindici-trent’anni, li tenevo nel cassetto. Ho provato più di una volta a proporli quando ero negli Extrema, ma che non fossero troppo in linea con le sonorità della band era la risposta che ricevetti ai tempi. Chi è “Rupert the King”? È la mia licenza poetica con cui mi riferisco al nostro sovrano e padrone di questo pianeta, Lucifero, o in qualsiasi altro modo volete chiamarlo. Al titolo del brano è legato anche un curioso aneddoto. Eravamo in tour con i Death Angel a Berlino e siamo finiti in un pub, il Trinkteufel raccomando a tutti di andare cise siete a Berlino!), completamente tappezzato di figure del diavolo. Quando chiesi la password del wi-fi, la proprietaria serissima ci portò al tavolo un pezzo di carta con scritto Rupert the King, con tutte le T rovesciate, una figata pazzesca. Ad oggi la tengo ancora in tasca.
Quindi tutti i pezzi dell’album sono stati scritti tutti a te?
Sì, tutti tranne due che sono stati scritti dal batterista Manuel Togni: sono “Venom” e “Secret Society”. Su “Venom” ha fatto veramente qualcosa di incredibile in fase di registrazione, suonando completamente a memoria, batteria, clic e nient’altro.
Come vi siete conosciuti tu e Manuel e come è nato il progetto “Mortado”?
Intanto devo ringraziare Manuel che mi ha tirato fuori di casa. Dopo essere uscito dagli Extrema di mia spontanea volontà, con una telefonata due mesi prima del comunicato, ho passato due anni a fare il rider per diverse agenzie. Quando Manuel mi ha contattato l’idea non era quella di tornare a fare metal, ma di fare qualcosa per campare (intendo letteralmente!), anche perché in Italia è difficile vivere col metal; lo è anche in altri posti di sicuro, ma qui lo è in particolare. Però pedalare aiuta a pensare, così ho guardato in faccia Manuel e ci siamo detti: “Torniamo a suonare il nostro vecchio e caro metallo che è la cosa che sappiamo fare meglio!”. Mi ritengo un uomo con una missione e la mia missione è dimostrare che dietro tutta questa società di ben pensanti c’è lo schifo più totale: questo il messaggio che voglio lanciare con questo lavoro.
Con che criterio hai scelto i membri della band? E quali sono stati i problemi che avete incontrato durante la fase di sviluppo di questo lavoro, se ce ne sono stati?
Come dicevo prima, Manuel è un batterista eccezionale, lui è un maestro di batteria e la cosa curiosa è che è sempre stato un fan degli Extrema. È un onore avere un batterista che veniva al massacro collettivo, mentre io ero sul palco. Ha dimostrato anche di essere una persona straordinaria sapendo darmi i giusti stimoli e aspettandomi quando a un certo punto non volevo fare più niente in seguito alla mia uscita dagli Extrema dopo trent’anni e diversi cambiamenti che in breve tempo ha subito la mia vita.
Manuel conosceva già il bassista Simone Franzè, che ha chiamato a sua volta suo cugino chitarrista, Stefano Franzè. Entrambi suonano in una cover band degli Iron Maiden e sinceramente non ho mai sentito nessuna band riproporre così bene i pezzi dei Maiden.
Problemi ce ne sono stati, sì, soprattutto logistici. Lo studio di registrazione del batterista è a Bergamo, io sono senza patente e abito a Milano; il chitarrista e il bassista di Como, per cui abbiamo fatto poche prove, ma tutto è venuto fuori molto spontaneamente. I testi, inoltre, gli ho stesi in quattro o cinque giorni prima della registrazione. Ritengo decisamente questo lavoro un piccolo miracolo.
Come vedi oggi il panorama heavy metal italiano?
Ci sono sicuramente degli ottimi gruppi come gli Ultra-Violence o i Game Over che hanno una loro personalità. Molti altri purtroppo, pur avendo un livello tecnico elevato, fanno dei copia-incolla di band blasonate, senti proprio la parte Exodus, la parte Anthrax riproposte uguali e questo credo che sia dovuta al fatto di avere suonato troppe cover di queste band. Non che sia sbagliato proporle, ma ritengo che fare da subito musica propria rimanga la soluzione migliore per farsi strada, come si faceva una volta.
In trent’anni con gli Extrema quali sono stati il momento più bello e il più brutto di questa lunga carriera?
Il migliore sicuramente rimane il concerto del Delle Alpi davanti a 40.000 persone. Il nostro fonico chiese a quello dei Metallica cosa dovessimo fare; la risposta del fonico dei Metallica fu: “Fate come volete”. Quel giorno abbiamo suonato con un volume che non ho più ritrovato in tutta la mia vita, ero completamente esaltato. Il peggiore è stato il rientro dalla data di Cagliari, sono salito sul palco con l’ulcera perforata, stavo veramente male e al rientro sono stato ricoverato d’urgenza in ospedale e ancora oggi non so come ho fatto a sopravvivere; se fossi stato male sulla nave durante il rientro non so come sarebbe andata a finire, ma sono ancora qui.
E adesso non resta che darci sotto con un’intensa attività live!
Sì, abbiamo già qualche data in programma ma partiremo a suonare dallo Slaughter Club a fine aprile. Non vediamo l’ora di fare sentire a tutti come spaccano dal vivo i pezzi dei Mortado.
Grazie GL di averci incontrato, vuoi fare un saluto ai tuoi fan di TM?
Ciao a tutti gli utenti di TM, grazie per aver accettato il mio invito, ascoltate il mio nuovo album “Rupert The King” e lasciatevi travolgere dalla magia del mago Mortado.